Territorio

Slide show
Il Matese
È un massicio montuoso facente parte del cosiddetto Appennino Sannita, che segna il confine tra la Campania e il Molise e appartenente alle province di Campobasso, Isernia, Caserta e Benevento.
Esso è delimitato ad ovest dalla valle del Medio Volturno che lo separa dal gruppo dei Monti Trebulani dai quali dista circa una decina di chilometri, a sud dal massiccio del Taburno Camposauro, a est dai rilievi preappenninici molisani e a nord dai Monti delle Mainarde e dalla Maiella.
Raggiunge la massima altezza nel Monte Miletto (2050 m.s.l.m), la cui vetta però ricade in territorio molisano, seguito dal Monte Gallinola che con i suoi 1923 m, rappresenta la cima più alta della Campania. Seguono ancora, il Monte Mutria (1823 m.s.l.m.) e il Monte Erbano (1385 m.s.l.m.), nel comune di Gioa Sannitica.
Da Nord a Sud il massiccio è lungo circa 60 Km, mentre da Ovest a Est raggiunge una larghezza massima di circa 25 Km.
Noi ovviamente ci occuperemo solo del versante casertano, che si estende da Nord a Sud per una lunghezza di circa 40 Km, compresa tra i comuni di Capriati al Volturno al confine con la provincia di Isernia e Gioia Sannitica, al confine con la provincia di Benevento.
Il versante casertano della catena del Matese è interessato in parte del suo territorio dall'importante arteria stradale S.S. 372 (Strada Statale Telesina), che collega il casello autostradale di Caianello sulla Napoli-Roma con quello di Benevento sulla Napoli Bari. Il territorio È ben collegato in direzione Nord-Sud dalla S.S. 158 che collega Capriati al Volturno con Alife e dalla sua circa parallela, S.P. 149 che va da Ailano a Piedimonte Matese e ad Alife, passando per i comuni di Raviscanina e sant'Angelo d'Alife. Segue la S.P. 290 (antica Telesina) che collega Piedimonte Matese con Gioia Sannitica. Mentre in direzione Ovest-Est è attraversato dalla S.S. 158 dir (S.S. Tranmatesina), che collega Alife con Piedimonte Matese e poi sale fino a Miralago ( 1100 m.s.l.m.) dove si dirama in due tronchi, uno verso Bocca della Selva (BN) e la provincia di Campobasso e l'altro prosegue in direzione Sud-Nord costeggiando il lago del Matese e raggiungendo i comuni di Letino (1050 m.s.l.m.) e Gallo Matese (875 m.s.l.m), per poi ridiscendere in direzione Est-Ovest fino al comune Fontegreca, dove si immette sulla S.S. 158.
Il complesso montuoso ha una superficie totale di circa 1500 Kmq, di cui il versante casertano ne occupa circa un terzo (530 kmq).
Il versante campano del territorio matesino è interessato dal Parco Regionale del Matese, e i comuni della provincia di Caserta fanno anche parte della Comunità Montana del Matese.
Il Matese casertano è costituito prevalentemente da rocce di tipo calcareo (ricche di carbonato di calcio) e in quanto tale è soggetto al fenomeno del Carsismo, cioè l'attività chimica di dissoluzione e anche ricostruzione, che l'acqua esercita sul calcare. Ed è grazie a questo fenomeno che l'acqua ha scavato è modellato la roccia, conferendo al Matese morfologie uniche nel suo genere.
Nel corso di milioni di anni, l'acqua ha eroso la roccia creando: bacini che ospitano laghi, canali che ospitano tumultuosi ruscelli, che si perdono poi nelle viscere della montagna inghiottiti da profonde grotte, fatte di pozzi e meandri, dove formano laghi e cascate, per riapparire poi rigogliosi più a valle, arricchiti dei sali che strappano alle rocce. Una delle testimonianze più evidenti del carsismo del Matese è sicuramente il Lago Matese, situato a circa 1000 m di altitudine nella lunga valle tra le due dorsali, è il lago carsico più alto d'Italia. È collocato in un ampia conca posta ai piedi delle vette più elevate del Matese, il Monte Miletto e il Monte Gallinola ed ` alimentato sia dalle acque derivanti dallo scioglimento delle nevi, sia da numerose sorgenti, le più importanti delle quali sono localizzatre sulla sponda settentrionale. Il bacino ha un estensione variabile nel corso dell'anno e raggiunge la sua massima estensione in primavera, durante lo scioglimento delle nevi, arrivando fino a 8 km di lunghezza, 2 di larghezza e circa 10 m di profondità.
Il lago del Matese è intensamente sfruttato dalle popolazioni locali, sia come abbeveratoio per gli animali, sia come bacino di pesca, ospitando specie ittiche tra le più prelibate di acqua dolce, come trote, tinche, carpe, lucci e persici, ed è punto di ritrovo per numerose speciè di uccelli migratori, come oche, folaghe, germani reali e aironi cenerini. Gli abitanti della zona lo navigano a bordo di caratteristiche barche a remi dal fondo piatto, chiamate Lontri.
Anche se artificiali (ma ricavati comunque da depressioni di origine carsica), sono molto suggestivi e perfettamente integrati nel territorio i due laghi artificiali di Letino e di Gallo Matese.
Il Lago di Letino è situato a una quota di cicra 895 m.s.l.m ed occupa una superficie di 1.1 Kmq. Fu realizzato nel 1908 dallo sbarramento del Fiume Lete, per alimentare la centrale idroelettrica di Prata Sannita, dismessa dopo la costruzione della più moderna centrale di Capriati al Volturno.
Attualmente le acque del lago vengono convogliate attraverso una galleria di derivazione nell'altro lago artificiale di Gallo Matese, che a sua volta alimenta la centrale di Capriati al Volturno. Le acque del lago di Letino, ospitano trote, tinche, persici e anguille, più una vasta varietà di uccelli acquatici come marzaiole, germani e folaghe.
Lago di Gallo. Distante circa 1500 m da quello di Letino, ad una quota media di 875 m e con un estensione di circa 1,9 kmq, fu costruito negli anni 60 per alimentare la centrale elettrica di Capriati al Volturno. Fu realizzò sbarrando il torrente Sava, ma è alimentato anche dalle acque del vicino lago di Letino che gingono ad esso tramite una galleria di derivazione lunga 1152 m.
Offre scrorci paesaggistici di notevole bellezza ed è l'ideale per sport acquatici come pesca, o canoa. Le sue acque infatti sono popolate da trote, tinche, lucci, persici e alcune varietà di carpe, come la carpa comune, la carpa regina e la carpa specchio.
Numerose sono anche le specie di uccelli acquataci che lo popolano soprattutto in estate, come folaghe, marzaiole e germani reali.
Numerosissimi sono i corsi d'acqua che nascono dai monti del Matese e vanno poi a confluire sulla sponda sinistra del fiume Volturno. Volendoci limitare solo a quelli più importanti. citiamo:
Fiume Lete. Nasce per fenomeno carsico nella cosidetta Piana delle Secine nel comune di Letino, ad una quota di 1028 m.s.l.m, ad una temperatura di circa 8°C, con una portata di di 119 litri al secondo.
La lunghezza complessiva è di circa 20 km e dopo aver attraversato i comuni di Letino, Prata Sannita, Pratella e Ailano affluisce nel fiume Volturno.
Dopo aver ricevuto le acque di numerosi affluenti sia da destra che da sinistra, come giè visto esso va ad alimentare il lago artificiale di Letino, dopodichè si inabissa nel profondo inghiottitoio del Cauto e dopo un percorso sotterraneo di circa 500 m, riaffiora nella valle di Prata, non lontando dal castello medievale dei Pandone.
Prima di sfociare nel Volturno, il Lete riceve le sorgenti delle Cannelle e dei Maculi, che si dice abbiano proprietà terapeutiche.
Le sue limpide, fresche e incontaminate acque hanno ispirato poeti del calibro di Virglio e Dante Alighieri, attribuendo ad esse poteri purificatori. Il primo infatti ne parla nel sesto libro dell'Eneide, collocando il fiume nei Campi Elisi, dove le anime si lavano per dimenticare le vite passate, prima della reincarnazione. Dante invece, lo cita nel purgatorio, collocandolo nel paradiso terrestre e immagina che nelle sue acque si lavino le anime prima di salire in Paradiso.
Il Torrente Sava. Nasce nella frazione Vallelunga di Gallo Matese, a circa 900 m di altitudine. Dopo aver alimentato il Lago di Gallo, si inabissa in un ripido inghiottitoio per riapparire a circa 2 km di distanza, nella cosidetta Valle delle Conche, a monte dell'abitato di Fontegreca. Questa valle che prende il suo nome dalle tante pozze e piscine naturali che il torrente forma, ospita il caratteristico Bosco degli Zappini, una delle cipressete naturali tra le più interessanti del bacino del Mediterraneo.
Dopo aver attraversato per 5 km il il territorio del comune di Fontegreca, creando una fertile e verdeggiante vallata, passa nel territorio di Capriati al Volturno, dove costeggiando il Colle Torcino, sfocia nel Volturno proprio al confine tra i territori di Capriati al Volturno e Venafro (IS).
Torrente Torano. Le sue sorgenti insieme a quelle del torrente Maretto, alimentano l'acquedotto che fornisce acqua a tutta la provincia di Caserta e buona parte di quella di Napoli.
Le sue sorgenti sono situate in prossimità del lago Matese, a circa 1000 m di altezza e dopo un brevissimo tratto allo scoperto si inabissano nel profondo inghiottitoio dello Scennerato. Dopo un tortuoso percorso sotterraneo, ricco di infaltrazioni, conche e cascate emerge a circa 800m più a valle, nella cosidetta Valle del Torano o dell'Inferno, in prossimità del centro storico di Piedimonte Matese. Queste a valle sono considerate le vere sorgenti del Torano.
A valle di Piedimonte Matese, a circa 2.2 Km dalle sorgenti, il Torano si biforca in due rami, uno naturale detto Torano Vecchio che va per la località Vernelle e l'altro artificiale detto Torano Nuovo che passa per il territorio di Alife. Entrambi sfociano nel Volurno a 5 Km di distanza l'uno dall'altro, con un perorso che a partire dalla sorgente a valle, fino alla foce, è per entrambi di circa 11 km. Il ramo artificiale, realizzato sicuramente prima del XIII secolo serviva a rendere irrigui i terreni della baronia di Alife e in seguito fu anche uasato per alimentare i numerosi mulini ad acqua del territorio.
Tra i torrenti di portata minore ricordiamo il Maretto, che nasce sul Monte Cila a quota 175 m. nel territorio di Piedimonte Matese, che come visto le sue sorgenti, insieme a quelle del Torano, alimentano l'acquedotto campano. Il Rivo, anch'esso nel territorio di Piedimonte Matese e l'Arvento nel comune di Gioia Sannitica, che già in epoca sannitica segnava il confine tra le tribù dei Sanniti Pentri e Caudini. In epoca romana fu marcatore di confine tra i municipi di Alifae e Telesia, in epoca Normanna segnerà i confini dei territori del conte Rianulfo I Drengot e tuttora segna i confini tra le diocesi di Alife-Caiazzo e quella di Cerreto Sannita-Telese-Sant'Agata dei Goti.
Tra le numerosissime sorgenti di acqua pura e incontaminata quella più conosciuta è senza dubbio quella dell'Acqua Minerale Lete, nel comune di Pratella quasi a ridosso dell'omonimo fiume e che oggi è esportata in tutto il mondo.
Di grande bellezza e interesse speleologico sono le tante Grotte Carsiche di cui è ricco il matese. E il fatto che non siano ancora attrezzate per un turismo di massa le rende ancora più affascinanti per gli appassionati di speleologia, che accorrono su queste montagne da tutta Europa.
La più bella tra esse è senza dubbio il cosidetto:
Pozzo della Neve, sita in territorio Molisano, ma poco distante dai confini campani. Con i suoi 1048 m di profondità è una delle più profonde d'Italia e le sue pareti candide la rendono di una bellezza unica. Ha una lunghezza di circa 7 km, ma non è stata ancora esplorata del tutto .
Tra le più interessanti del settore casertano, vi sono:
La Grotta di Campo Braca, è un vero gioiello di morfologie sotterranee. Situata a Sud-Est del Lago Matese nella omonima conca di Campo Braca, mette in comunicazione quest'ultimo con il campo carsico del Lago Matese.
È alta circa 130 m ed è stata esplorata per circa 3 Km. Il fondo si trova quasi in corrispondenza della risorgenza di Rifreddo: qui sgorga un torrente che va ad alimentare il Lago Matese e poi si infiltra nuovamente nel sottosuolo, passa alla falda sotterranea e affiora in corrispondenza delle sorgenti di Torano e Maretto. La grotta è resa particolarmente spettacolare dalla presenza di sale, laghi, meandri e cascate, stalattiti e stalagmiti. Sebbene tutta la cavità presenti difficoltà che la rendono improponibile a una visita turistica classica, il suo tratto iniziale è accessibile a chi voglia cimentarsi con la speleologia.
Grotte del Cavuto. Sono le grotte in cui si inabissa il fiume Lete e il loro ingresso superiore è nei pressi del lago di Letino. Sono costituite da due rami, posti su piani paralleli a una distanza media di 90 m uno dall'altro.
Il ramo inferiore è ancora percorso dalle acque del Fiume Lete, che riaffiora poi nei pressi del castello dei Pandone di Prata Sannita. In esso oltre ai normali abitanti di grotte e caverne, è presente un piccolo crostaceo bianco privo di occhi e una farfalla dagli Occhi fosforescenti.
Il ramo superiore, dal quale si dipartono numerosi altri rami, corrisponde al vecchio percorso del fiume. Esso è visitabile ed è un susseguirsi, di dislivelli, canyon, pozzi d'acqua e cascate. Nella sala maggiore, alta oltre 30 m, si possono ammirare pregevoli stalattiti e stalagmiti.
Di grande interesse naturalistico e paesaggistico sono le principali vette, come quella del Monte Miletto (2050 m) dal quale si può ammirare un panorama che spazia tra la Valle del Medio Volturno, il Vulcano di Roccamonfina, la Penisola Sorrentina, il Vesuvio, la Maiella, il Gran Sasso, fino all'Adriatico. Il Monte la Gallinola, formato da piccole gobbe nude e scoscese. Dalla sua vetta (1923 m) si può ammirare un panorama che spazia dal Tirreno all'Adriatico, fino al Gargano. Il Monte Mutria che ospita la stazione sciistica di Bocca della Selva. La sua cresta si estende per circa 5 km in direzione est-ovest ed è costituita da 7 gobbe di natura calcarea che appaiono nude e con rocce affioranti. Il panorama che si può ammirare dalla sua vetta (1822 m) spazia anch'esso dal Tirreno all'Adriatico e domina le valli del Tammaro ad est, del Calore Irpino a sud e del Volturno ad ovest.
Le vette sono raggiungibili attraverso sentieri con qualche ora di cammino. Esse si presentano per lo più prive di vegetazione ed ospitano una fauna costituita da alcune specie ornitologiche come il Culbianco, il Codirossone e talvolta il Gracchio e la Coturnice.


I Comuni

In questa sezione, non descrivere uno ad uno tutti i comuni, ma ci litimeremo solo ad elencarli, riportando per ognuno di essi il sito istituzionale del comune. Ma nel prossimo paragrafo descriveremo i luoghi di interesse e di attrazione turistica più significativi. In ordine alfabetico i comuni sono:
Ailano
Alife
Capriati a Volturno
Castello Del Matese
Ciorlano
Fontegreca
Gallo Matese
Gioia Sannitica
Letino
Piedimonte Matese
Prata Sannita
Pratella
Raviscanina
San Gregorio Matese
Sant'Angelo d'Alife
San Potito Sannitico
Valle Agricola


LUOGHI DI INTERESSE

Il territorio Matesino oltre ad essere un luogo di grande interesse paesaggistico e naturalistico e anche custode di caratteristici borghi medievali dove il tempo sembra essersi quasi fermato, che conservano monumenti di grande interesse storico e culturale, come Chieste, castelli, torri, resti archeologici di antichissime civiltà. I più rilevanti tra questi monumenti sono:

Castello di Gioia (Gioia Sannitica)
Edificato in epoca Normanna verso la fine dell'anno mille, probabilmente su una precedente struttura Longobarda, il Castello di Gioia Sannitica, con annesso villaggio fortificato (casa murata), sorge su un pianoro di roccia calcarea che termina con una parete verticale dalla quale è possibile controllare tutta la valle del Medio Volturno.
Il sito è facilmente raggiungibile dalla frazione di Caselle, prima in auto e poi con un breve percorso a piedi attraverso un verdeggiante bosco, fino a raggiungere le mura, che cingono il borgo su un solo lato lato, quello Nord, mentre per gil lati fu sfruttata come difesa la naturale parete verticale. La cinta muraria è realizzata in muratura di pietre calcaree informi di piccola e media pezzatura legate con malta, priva di merlatura e con piccole feritoie per il tiro con l'arco. Essa è intervallata da tre torri, due semicircolari e la terza, di grande interesse, a becco d'aquila, che si trova sul lato a Nord-Ovest.
Il varco di accesso al borgo si apre su un segmento di cortina arretrato di qualche metro rispetto alla cortina muraria adiacente, in modo da formare una rientranza rettangolare, che da apposite feritoie permetteva il tiro laterale sugli assalitori che si avvicinassero alla porta. Appena varcato il portale di ingresso, verso est, vi è un ampio spiazzo privo di costruzioni dominato dalla torre centrale, che poteva avere la funzione di spazio adibito a fiera o mercato in tempo di pace, ma in tempo di guerra essendo privo di ripari poteva trasformarsi in una trappola per eventuali assalitori che fossero riusciti a varcare il portale di ingresso.
Il castello signorile si trova sulla sinistra rispetto all'ingresso ed è raggiungibile da uno stretto passaggio tra il mastio e il dirupo meridionale. la residenza consta di un edificio a pianta trapezoidale, con cortile centrale, sul quale si aprono sei ambienti di diverse dimensioni e di una poderosa torre cilindrica su base quadrangolare. Il palazzo si sviluppava su più livelli, come testimoniano le tracce di una scalinata e di un camino al piano superiore. Delle mura perimetrali sopravvive quasi intatta l'intera parete orientale.
Nel palazzo vi sono i resti di alcuni edifici, forse abitazioni o magazzini. Il grosso dell'abitato, però, si estende ad ovest dell'ingresso, dove si conservano numerose case rettangolari, addossate le une alle altre e separate da strette stradine.
Purtroppo non vi sono fonti storiche che citano il borgo di Gioa Sannitica e del suo castello, unica notizia certa come riportato nel Catalogus Baronum, è che in epoca normanna Gioia avesse un suo feudatario, il che fa presupporre che questi possedesse anche un proprio castello.
La semplicità dell'impianto borgo-castello, l'assenza di scarpate e difese piombanti, la presenza di sfalsature nella cortina muraria per permettere il tiro laterale, che in futuro sarà ottenuto con la costruzioni di torri, fa pensare a un insediamento risalente alle origini dell'era normanna, forse all'epoca delle feroci lotte tra Ruggero d'Altavilla e Rainulfo d'Alife (1127-1139), che da queste parti dovettero essere particolarmente cruente e tale da richiedere la fortificazione dei centri abitati.
Ma nonostante l'aspetto sia tipicamente Normanno, la presenza di una base quadrata per la torre circolare e di materiali di spoglio, come tegole, nelle murature delle costruzioni del borgo, fa pensare a un precedente insediamento fortificato, quasi sicuramente risalente all'epoca Longobarda, che nel IX secolo a causa delle incursioni saracene che martoriano il territorio, furono costretti a spostare i centri abitati sulle alture e a fortificarli con torri e mura. Incerta e anche la data dello spopolamento e abbandono del borgo. La presenza di un arco gotico nel portale del castello e la torre a becco d'aquila, fanno pensare ad opere di ristrutturazioni avvenute avvenute in epoca svevo-angioina, ma la mancanza di tracce architettoniche tardo gotiche o durazzesco-catalane, fa pensare ad uno spopolamento avennuto entro la prima metà del quattrocento, forse a causa del terremoto del 1394 che distrusse la vicina Telese e anche nel borgo dovette causare seri danni alle strutture. Inoltre a un primo esame superficiale non sono stati rinvenuti frammenti ceramici posteriori al XIV secolo, ma si tratta solo di indagini superficiali. Solo una campagna di scavi sistematici e un'indagine approfondita ci potrà fornire indicazioni più precise sui periodi di nascita e di abbandono del piccolo borgo e dei tanti segreti che esso può ancora custodire.
Non essendo, il borgo, stato mai più ripopolato dopo il suo abbandono esso rappresenta uno dei pochi esempi di abitato medievale fossilizzato il cui studio, potrebbe fornirci preziose informazioni sull'architettura, e uno spaccato sulla vita, gli usi e i costumi nell'alto medioevo.

Palazzo Fiondella (Gioia Sannitica)
Il Palazzo Fiondella, ubicato nel centro storico della frazione Calvisi, è un edificio di rilevante interesse storico e artistico risalente alla seconda metà del XVIII sec. L’impianto architettonico dell’edificio con le sue quattro finte torrette angolari, richiama i modelli tipici delle fortezze medioevali, pur presentando l’edificio i caratteri tipici delle residenze nobiliari di campagna del XVI – XVII sec., come si evince, in particolare, dal belvedere che si affaccia sul borgo medioevale.
La volta dell'arcata di ingresso al cortile principale è affrescata con lo stemma della famiglia Fiondella, costituito da un braccio che sostiene una fionda e in alto un uccello.
Al piano terra erano, originariamente, ubicati gli ambienti destinati al ricovero degli animali, al deposito delle attrezzature e dei prodotti agricoli, a cantine e allo svolgimento delle attività agricole. In alcune stanze del piano superiore destinato alla residenza della famiglia nobiliare, invece, si possono ancora oggi ammirare una serie di affreschi rappresentanti scene di guerra, con riferimenti mitologici, di caccia e paesaggistiche.

Grotta di San Michele (Gioia Sannitica)
È sita in località Curti, a circa 450 m.s.l.m. Si tratta di una struttura composta di due vani: una piccola cappella rupestre, di epoca Longobarda, costituita parte in muratura e parte dalla roccia che la sovrasta e la circonda. La cappella racchiude la grotta vera è propria, protetta da una parete affrescata e da una porta in legno. Essa si trova in alto, a sinistra dell'ingresso e vi si accede con dei gradini scavati nella roccia.
Alla destra della parete affrescata, è presente un'edicola votiva, di forma quasi emisferica, e di fronte all'ingresso della cappella una nicchia in cui è ricavato un piccolo altare.
Oltre al grande valore spirituale della struttura per i fedeli della zona, in quanto si ritiene che la grotta abbia ospitato l'Arcangelo Michele nel suo viaggio verso il Gargano, essa è molto interessante da un punto di vista storico-artistico grazie ai pregevoli ed antichissimi affreschi della parete che custodisce la grotta e della volta dell'edicola votiva, raffiguranti la Madonna, San Michele e altri Santi, di chiaro stile gotico-bizantino, che testimoniano l'antichità e la storicità del luogo.

Palazzo Filangieri De Candida Gonzaga (San Potito Sannitico)
&Eegrave; tra i palazzi nobili della provincia di Caserta, forse quello meglio tenuto, non solo per gli esterni, ma soprattutto per gli interni e per gli arredi costituiti da mobili rigorosamente d'epoca.
Il palazzo è attualmente di proprietà della famiglia della brava e bella attrice Christiane Filangieri, che ha ivi vissuto gli anni della sua infanzia e della sua adolescenza.
Riportiamo la descrizione del palazzo fatto nel sito del FAI (Fondo Ambiente Italiano), che è forse la più dettagliata tra le descrizioni fatte in rete:
Il Palazzo Filangieri de Candida Gonzaga fu costruito sulla struttura di una villa romana, della quale si conservano le antiche tubazioni, che fino a non molto tempo addietro alimentavano le vasche e le fontane del giardino. Il complesso costituisce un notevole esempio di casa aristocratica pluristratificata, dotata dei servizi necessari alla vita agraria e arricchita con antiche decorazioni di gusto raffinato e aggiornato.
L’edificio fu costruito nel XVIII secolo da una famiglia di latifondisti della zona, i Sannillo; successivamente passò ai conti Gaetani, che lo ampliarono durante tutto l’Ottocento. Infine è passato in eredità ai Filangieri, attuali proprietari.
I proprietari e costruttori del palazzo, i Sannillo, ricchi possidenti dotati di notevole cultura, nell’ampliare e arredare la loro dimora s'ispirarono all'esempio della Reggia di Caserta, appartenuta alla dinastia reale dei Borbone di Napoli ed edificata negli anni 1752-1780, su progetto del grande architetto napoletano Luigi Vanvitelli. Per realizzare la loro dimora, quindi, i Sannillo si servirono di artigiani e artisti già attivi a Caserta, dove erano stati chiamati per la costruzione della Reggia.
Si può quindi ipotizzare per il Palazzo di San Potito Sannitico una derivazione diretta dagli esempi vanvitelliani, evidente innanzitutto nella struttura della scala che dal cortile conduce al piano nobile. Questa ricorda, seppur in proporzioni ridotte, lo scalone della Reggia di Caserta. Del tipo “forbice a doppia rampa”, ha un ballatoio poggiante su due colonne doriche; i gradini sono realizzati in pietra viva e le pareti sono decorate con uno zoccolo in finto marmo e da tre grandi affreschi. Essi raffigurano un cane da caccia con selvaggina e, al livello superiore, il pensatore e filosofo ateniese Socrate a sinistra e lo stratega ateniese Aristide a destra.
Al piano terra alcuni ambienti pavimentati in pietra viva conservano le antiche funzioni di scuderia, stalla e magazzino per il grano e per l'olio. In uno dei grandi e suggestivi locali al piano terreno è allestito un Museo delle icone, con opere dipinte su vetro dall'attuale proprietaria del palazzo.
Il palazzo, costituito da quattro ali, si sviluppa attorno a un cortile pavimentato con mattoni a “spina di pesce” e ripartito in settori stellari da fasce di pietra viva. Da qui una scala conduce al primo piano, dove si distinguono una parte rustica, settecentesca, e una parte nobile risalente all'Ottocento. La parte nobile è ricca di decorazioni: le pareti delle varie sale sono coperte da carte da parati antiche, che riproducono - nelle tinte e nei colori dei disegni - gli stessi motivi che si trovano nella Reggia di Caserta. I pavimenti, tutti in piastrelle di cotto, sono dipinti con disegni geometrici e con decori a finto marmo. Anche i soffitti sono affrescati. Le porte in legno laccato e le innumerevoli finestre sono state realizzate – così come tutti gli altri parati – con grande gusto e maestria e sono in perfetto stato di conservazione.
Nella parte settecentesca, che conserva anche una tipica cucina rustica, dotata di camino e di una grande cappa, i soffitti presentano travi a vista o rivestite di carte antiche. Mobili d'epoca (tra cui dei bei letti a baldacchino) e una ricca collezione d‘oggetti degli Indios dell'Amazzonia e del Mato Grosso, raccolti dall'attuale proprietario Antonio Filangieri di Candida Gonzaga, completano l’arredamento.


Palazzo Ducale dei Gaetani dell'Aquila D'Aragona (Piedimonte Matese)